L’incontro avvenuto sabato 16 maggio 2020 è stato organizzato dal coordinamento di diverse realtà locali che da anni si occupano di dare voce e spazio ai giovani di nuova generazione. In una stanza virtuale ragazzi tra i 18 e 27 anni provenienti da Torino, Bologna, Padova, Genova, Napoli, Roma e Palermo si sono confrontati sul tema dell’identità insieme alla dott.ssa Cristina Calligaris, pedagogista e psicoterapeuta.

A muovere i primi passi è stata la dott.ssa Calligaris, la quale ha aperto il dibattito mostrando quanto sia variegato il ventaglio sul tema “identità”, fornendo una spiegazione sulle diverse e possibili definizioni della stessa.

E’ emerso quanto possa essere complesso- e forviante- cercare a tutti i costi di inserirsi all’interno di un “incasellamento identitario” univoco, spesso definito dall’età, dal genere, dall’origine e persino dal proprio nome.

Diversi giovani sono intervenuti, riportando storie di vita vissuta, perplessità, riflessioni.

Ci si è interrogati sul bisogno di avere una approvazione esterna, sociale, sulla propria identità: alcuni ritengono l’accettazione di sé un fatto indipendente dalla società, e che anzi, non abbisogna dell’altrui approvazione. Altri, invece, sono dell’idea che confrontarsi con il mondo esterno sia necessario per trovare un sano equilibrio tra la propria persona e quella altrui.

Come spesso accade in queste occasioni, le esperienze narrate dai singoli sono state largamente condivise anche da altre persone, con origini e storie diverse. Questi sono solo alcuni tra i punti nodali da cui sono sorte disparate considerazioni:

– E’ più importante accettarsi per quello che si è e dichiararsi apertamente, rischiando di deludere gli altri, o conformarsi ad una società che ci vuole etichettare frettolosamente, deludendo se stessi?

– Mi sento straniero ovunque, sia in Italia, paese in cui sono nato, che nel paese di origine dei miei genitori.

– La società mi fa sentire inadeguata. L’ottenimento della cittadinanza italiana mi aiuterebbe a sentirmi davvero parte integrante e non solo un ospite, anche se vivo in Italia da tutta la vita.

– Per risolvere la mia crisi identitaria, ed evitare di idealizzare troppo il paese dei miei genitori, ho dovuto affrontare i difetti di entrambi i paesi, con coscienza e consapevolezza, per accettare il mio presente.

Il filo rosso che ha attraversato le diverse testimonianze sembra essere quello dell’inadeguatezza, data soprattutto da uno scarto tra la propria percezione di sé e da un mancato riconoscimento da parte del contesto sociale in cui si è inseriti.

I ragazzi hanno spesso condiviso le medesime esperienze, ma non sono mancati punti di vista differenti:

-Prendiamo il caso di Silvia Romano, che ha avuto il coraggio di fare coming out sul suo essere diventata musulmana: io la ringrazio, perché ha mandato un chiaro messaggio sull’importanza di accettare il proprio mutamento, nonostante questo possa comportare degli ostacoli.

-Tutti ci sentiamo stranieri, almeno una volta nella vita, e questo può essere normale. Dobbiamo essere i primi ad avere empatia.

-Sentirsi un ospite nel paese in cui si vive e in cui si è cresciuti è profondamente sbagliato. Sentirsi in debito solo per il fatto di essere se stessi, può portarci ad odiare l’altro. “Ogni essere umano quando nasce è in debito nei confronti del mondo.”

-Non dovrebbe mai essere un pezzo di carta, il rilascio di una cittadinanza, a definire il tuo valore come “italiana”.

Le diverse esperienze, moderate dalla Dott.ssa Calligaris e dagli educatori, confermano la enorme eterogeneità e la difficoltà di declinare un sentire comune che sia il medesimo per tutti, evidenziando ulteriormente la necessità di continuare a lavorare sulla scia dell’ascolto e della riconciliazione.

Questa diversità dimostra, pertanto, quanto sia importante accompagnare i giovani verso l’accettazione della propria identità, concepita come un’identità plurima, nonché condizione naturale che non li priva in essenza, ma li inserisce all’interno del mare di turbamenti e rivendicazioni proprie di ogni processo di crescita.