Ciao Cristina! Che cosa significa il tuo nome?

Cristina significa seguace di Cristo.

Cosa rispondi se ti chiedono da dove vieni?

Bologna, amatissima città! Sono mezza meridionale e per un quarto croata, da parte di mamma. Sono molto fiera della mia meridionalità e del mio sangue misto.

In che lingua hai detto “ti amo” per la prima volta?

(Dopo una risata) In greco! Il mio primo amore è stato un ragazzo originario della Grecia.

Ti senti legata alla tua città? Ci sono luoghi che ti rappresentano?

Amo moltissimo Bologna, specialmente il centro, lo adoro! Il mio posto preferito è il Canale delle Moline, ma mi piace tantissimo passeggiare nel Ghetto Ebraico.
Tutto il centro storico mi dà una grandissima energia quando lo attraverso camminando. Lo amo!

Qual è il tuo piatto preferito?

(Dopo una bella risata) Ne ho parecchi, ma quello che preferisco in assoluto sono le cotolette con le patatine fritte. È il piatto che mi prepara sempre mamma per il compleanno.

Le persone a te più care condividono la passione per questo piatto?

Mamma decisamente sì, ma anche tutta la famiglia in realtà.

Sei contenta di vivere in questo periodo storico? Ti senti appartenente alla tua generazione?

Sì, non ha senso desiderare altro. Mi sento relativamente appartenente alla mia generazione perché spesso quelli della mia età sono “vecchi”, di mentalità chiusa. Mi sento più vicina ai giovani, come i ragazzi della rete CoNNGI, di cui avverto tutto il dinamismo.

Come percepisci le differenze generazionali nella tua vita quotidiana? Ti influenzano in qualche modo?

Non mi influenzano. Ho amiche più grandi di età che sono “giovani” mentalmente e amiche giovani che invece sono “vecchie”. Mi relaziono in base al carattere e
all’apertura mentale. Mi piacciono i rapporti nutrienti, le persone con cui avere uno scambio.

Se ti dico “senso di appartenenza”, a cosa pensi immediatamente?

Alla famiglia.

Ti sei mai sentita “parte” di qualcosa?

Della mia comunità buddista.

Che cosa vorresti diventare da grande?

Anche se sono abbastanza grande, mi sto reinventando. Vorrei essere una Counseling e riprendere il mio lavoro nel settore dell’integrazione. Per integrazione intendo anche quella tra italiani autoctoni, considerando che il paese è spaccato tra Nord e Sud. C’è un lavoro da fare a 360 gradi.

Qual è il tuo sogno? Pensi di averlo già realizzato?

No, ho ancora tanti sogni nel cassetto! Come quelli sul lavoro che sto facendo per reinventarmi.

Come ti vedi tra dieci anni?

Mi vedo molto attiva! E dopo aver viaggiato in Egitto e Tailandia, voglio vedermi felice.

Cos’è la diversità per te? Che valore ha?

La diversità è positiva: stimoli diversi ci aiutano sempre a crescere, ci arricchiscono.

Ricordi qualche particolare episodio in cui la diversità ti ha permesso di raggiungere un obiettivo o superare un ostacolo?

Sicuramente mi ha dato una grande apertura mentale, necessaria anche nel mio lavoro. Avere origini da contesti più differenti mi ha aiutata ad avere la mentalità per affrontare consapevolmente il tema della diversità.

Ti ha mai condizionato il pregiudizio? Come l’hai superato?

Come donna devo sempre dimostrare di valere il triplo. Ho superato i pregiudizi impegnandomi molto, a volte arrabbiandomi per le possibilità in meno che avevo
rispetto agli uomini, ma andando sempre avanti con la convinzione che avrei ottenuto quello che volevo.

Quali sono gli stereotipi più presenti nella tua vita? Come li affronti e/o superi?
Secondo te, vivremmo meglio senza stereotipi?

Sono sempre stata cicciotta di struttura, quindi ovviamente mi sentivo giudicata
specialmente dalle donne. L’ho superato e sono una curvy serena oggi.
Lo stereotipo è pesante, ma se lo affronti in maniera dinamica e costruttiva ti regala
tanta forza.
Gli stereotipi ci sono anche tra comunità straniere che si ghettizzano. La tendenza a
stereotipare è inevitabile, ma bisogna andare oltre. Tanto si troverà sempre qualcuno
che avrà da ridire. C’è questa canzone che fa:

…Tu sei buono e ti tirano le pietre.
Sei cattivo e ti tirano le pietre.
Tu sei bello e ti tirano le pietre.
Tu sei brutto e ti tirano le pietre…

Ognuno ha i propri limiti, la sfida è superarli e andare oltre!

Quale tuo pregio o difetto ti fa sentire diversa da altri?

Un pregio è la curiosità per il diverso. Mi ha fatto crescere intellettualmente ed emotivamente. Come difetto, direi la pigrizia che certe volte mi blocca nella mia
evoluzione. Ci sono cose che bisogna fare qui e ora, quando ti vengono in mente, mentre io purtroppo spesso le procrastino.

Se potessi cambiare una caratteristica della società in cui vivi, quale cambieresti?

In una visione utopistica, la disuguaglianza. Sarebbe stupendo se avessimo tutti le stesse possibilità.
Per me uguaglianza significa essere tutti uguali ed essere tutti nelle condizioni di poter ottenere le stesse cose. Poi c’è il concetto dell’equità che è un po’ più profondo. L’equità è fornire strumenti in più a chi per un motivo o un altro ne ha bisogno per colmare eventuali divari. Bisogna avere la consapevolezza di offrire un extra a chi fatica a raggiungere gli altri.

Immaginati a sessant’anni, dove vorresti essere? Saresti fiduciosa nei confronti delle future generazioni?

Mi immagino dove sono ora, con una bella casa a Sasso Marconi, luogo in cui sono nata. Ho fiducia assoluta nelle future generazioni, l’avrò anche a sessant’anni. I giovani hanno sempre potenzialità. Secondo me bisogna sempre dar spazio ai giovani, dare loro la possibilità di esprimersi. Hanno diritto alla nostra fiducia.

Concludi l’intervista con una frase che ti rappresenta.

Amo moltissimo una frase Buddhista:

Una forte fede vede l’invisibile,
Crede l’incredibile,
Ottiene l’impossibile.

Daisaku Ikeda
Nei momenti di crisi me la ripeto sempre!