Ciao Annalisa, partiamo con la prima domanda. Cosa significa il tuo nome?
Annalisa è una variante di Elisabetta, se non sbaglio. Deriva anche da Anna, personaggio biblico.
Che cosa rispondi se ti chiedono da dove vieni?
Dipende da chi me lo chiede, di solito rispondo che vengo da Firenze. A qualcuno che come me ha un background migratorio racconto anche le mie origini, di Capoverde.
Ti senti legata alla tua città, Firenze?
Sì, molto. Ho sempre vissuto qua a Firenze, tranne per qualche anno trascorso a Capoverde. È una città difficile da amare, la gente qui ha una mentalità chiusa. Allo stesso tempo però è così ricca che non amarla è impossibile!
Ci sono luoghi della tua città che ti rappresentano, che frequenti per liberare i pensieri?
Adoro i Giardini di Boboli! È un posto che visito con persone a cui voglio bene. Per questo ho solo ricordi belli di quel posto.
Un posto che proprio non ti rappresenta?
Il centro città. Ci vivo da un po’ di anni, ma lo trovo alienante con tutti quei turisti. Non sento il senso di unione di quartiere.
Sei contenta di vivere in questo periodo storico? Senti un senso di appartenenza verso la tua generazione o ti senti un pesce fuor d’acqua?
Io non ho molta fiducia nel futuro, sono molto sensibile al cambiamento climatico e vedo andare tutto a rotoli. Ci sono altre epoche del passato che mi affascinano, ma non rimpiango di essere nata in questa. Sulla mia generazione, percepisco di essere sulla stessa linea d’onda con i miei coetanei. Abbiamo la
stessa sensibilità in determinate tematiche, ma la sensazione di essere un po’ un pesce fuor d’acqua in alcune cose ce l’ho sempre.
Percepisci delle differenze generazionali nella vita quotidiana?
Sì, sicuramente. Le “vecchie” generazioni a volte sono chiuse, troppo tradizionaliste e ignorano molti problemi attuali. Ma le loro opinioni mi danno motivazione di educare le prossime generazioni ad avere più sensibilità e a stimolarle a un pensiero critico.
Cosa pensi se ti dico senso di appartenenza?
A qualcosa che mi manca. Non mi identifico con nulla in modo completo. Vedo varie sfaccettature, diverse appartenenze che messe insieme fanno quello che sono. Sento di appartenere soltanto al mondo, in generale. La mia personalità è fatta di varie appartenenze, non si riferiscono a una cosa sola. Sentirsi parte solo di un gruppo sarebbe limitante.
Cosa vorresti diventare da grande?
Vorrei lavorare nella cooperazione internazionale, lavorare in progetti di sviluppo, magari in Africa.
Come ti vedi tra dieci anni?
Mi vedo con un lavoro, sistemata e di ritorno a Firenze dopo aver fatto esperienze all’estero. Spero di diventare più concreta nella mia partecipazione all’attivismo ambientale.
Le persone a te più care appoggiano i tuoi sogni?
Mia madre mi appoggia sempre nelle mie decisioni. Non ha mai criticato le mie scelte di studio o di carriera.
Ti sei mai sentita bersagliata dal pregiudizio?
Ho vissuto più che altro dei pregiudizi impliciti, non esplicitati: battutine, frasi fuori luogo… Mai attacchi diretti.
Come affronti, invece, gli stereotipi nella tua vita?
Cercando di dimostrare il contrario di questi stereotipi e di far cambiare idea.
Qual è un tuo pregio e quale un tuo difetto?
Il pregio direi saper ascoltare le persone, in base anche a cosa mi riferiscono gli altri. Il mio difetto è essere troppo autocritica, il che mi blocca in troppe attività che vorrei iniziare e portare a termine.
Quale caratteristica della società cambieresti se lo potessi fare?
Solo una (ride, ndr)? Eliminerei l’odio tra le persone e il senso di frustrazione che spesso viene proiettato verso gli altri.
Immaginati a sessant’anni, dove vorresti essere?
Non sarei sicuramente ancora in pensione – se esisterà – ma potendo, mi piacerebbe essere in una casa in mezzo al verde, magari con un campicello da coltivare.
Saresti fiduciosa verso le nuove generazioni?
Ci saranno sicuramente alcune cose delle nuove generazioni che farò fatica a capire, come anche ora. Ma sarò fiduciosa, perché le nuove generazioni saranno sicuramente più aperte e sensibili verso varie tematiche. La tecnologia sarà molto influente, è vero. Per esempio i social potrebbero influenzare i giovani
negativamente, creando alienazione e disorientandoli. Però è già ora una buona risorsa ed è necessario che noi insegniamo ai futuri giovani l’uso della tecnologia e degli importanti strumenti che il nuovo mondo offre.
Eccoci all’ultima domanda! C’è una frase o una parola che ti rappresenta?
Questa me la dovevo preparare (ride, ndr)! Direi “Scialla”! Sì, prima ho detto che mi critico troppo, quindi può sembrare ipocrita, ma comunque mi impegno a prendere le cose nel modo meno pesante possibile.